Osteopatia e Occlusione
- OsteopataSamueleAbrigo
- 26 feb 2020
- Tempo di lettura: 5 min
OCCLUSIONE E POSTURA
Esiste un legame importante, fondamentale ed indissolubile che lega occlusione e postura. L’occlusione determina infatti la posizione della mandibola, posizione che a sua volta influisce sulla postura tramite il cranio e le catene mio-fasciali che attraversano il nostro corpo.
Se la mandibola assume una posizione errata per cause che possono essere genetiche, traumatiche o conseguenti a cure odontoiatriche (terapie ortodontiche, otturazioni, estrazioni, protesi, bite), si può verificare una modifica della postura dovuta alle contrazioni di alcuni muscoli e ciò può generare problemi e dolori alla colonna vertebrale, debolezza, stanchezza e mal di testa
DIFETTI DI POSTURA DI ORIGINE DISCENDENTE
La postura del cranio rispetto alla colonna non è determinata solo dai muscoli del collo ma anche da un sistema muscolare indiretto formato dai muscoli sottoioidei, sopraioidei e dagli elevatori della mandibola.
La postura della mandibola e quella del sistema cranio-vertebrale sono quindi direttamente correlate.
Se per varie ragioni la mandibola è costretta ad assumere a bocca chiusa una posizione spaziale scorretta (protrusa, retrusa o deviata), ciò causerà necessariamente degli atteggiamenti compensatori a livello del rachide.
Analizzando la postura del paziente sul piano sagittale, una mandibola retrusa (II classe scheletrica) induce un avanzamento compensatorio della fronte; poiché tale posizionamento è difficilmente accettabile non solo a livello vestibolare, ma anche oculare (lo sguardo risulterebbe infatti rivolto verso terra), il tutto viene corretto a livello della colonna, la quale aumenta le naturali curvature lordotiche.
Le iperlordosi, unite alla rotazione anteriore del bacino e delle creste iliache e alla flessione degli arti inferiori, sono volte anche a compensare lo sbilanciamento del cranio, che porterebbe il soggetto a cadere tendenzialmente in avanti; per questo, in tali casi sono frequenti anche crampi ai polpacci e ai muscoli posteriori della coscia.
Una mandibola protrusa (III classe scheletrica) viene invece bilanciata con l’arretramento della fronte. In questo caso la curva lordotica cervicale viene tendenzialmente raddrizzata per riportare lo sguardo, che verrebbe altrimenti indirizzato verso l’alto, in direzione orizzontale.
Le catene muscolari anteriori si tendono per compensare lo sbilanciamento del peso corporeo che porterebbe il soggetto a cadere all’indietro.
Specie i soggetti astenici denunciano per questo frequenti crampi alla parte anteriore delle cosce (Zavarella et al., 2004).
OSTEOPATIA E ORTODONZIA
L’osteopatia dunque è importante per il paziente in cura ortodontica poiché può facilitare l’adattamento del corpo ai cambiamenti instauratisi con l’applicazione di apparecchi fissi o mobili, evitando l’insorgenza di sintomi dolorosi e aiutando inoltre l’ortodontista nell’accelerare il processo di cura del paziente.
Quindi una stretta collaborazione tra odontoiatra e osteopata è fortemente.
Se noi tutti sappiamo quanto sia importante l’allineamento dei denti, è altrettanto vero che le sollecitazioni meccaniche create dall’apparecchio ortodontico possono provocare delle rigidità a livello delle strutture craniche.
Le nostre ossa craniche sono infatti connesse tra loro da suture. Alcuni studi hanno dimostrato che le diverse ossa del cranio sono articolate tra di loro in modo da conservare una certa mobilità ed elasticità dell’ordine di pochi millesimi di millimetro.
E’ fondamentale che il loro movimento sia sempre presente per esplicare al meglio le funzioni dell’intero organismo (meccanismo respiratorio primario).
L’applicazione di apparecchi ortodontici comporta rigidità ed alterazioni del funzionamento del sistema craniale e, tramite esso, della mobilità di tutte le strutture del corpo.
Il compito dell’osteopata è dunque quello di affiancare l’ortodontista verificando i cambiamenti posturali del soggetto e tenendo sotto controllo ed eventualmente risolvendo l’insorgenza di fissità e rigidità craniche.
L’intervento precoce sul bambino è sicuramente consigliato in quanto avendo un sistema corporeo più malleabile, è decisamente più adatto e risponde più facilmente alle modificazioni indotte dal trattamento osteopatico.
Protocolli efficaci permetteranno una collaborazione vincente tra odontoiatra e osteopata aiutando il paziente a sopportare meglio l’apparecchio ortodontico, accorciando la durata del trattamento stesso.
CONSIDERAZIONI OSTEOPATICHE
In base ai principi dell’osteopatia, per cui la struttura regola la funzione, e al collegamento anatomico che esiste tra il cranio e la mandibola, si possono trarre le seguenti considerazioni:
Esiste a livello di CO, C1, C2 e sacro, un’importante inserzione della dura madre cranica che in caso di disfunzione osteopatica oltre ad alterare l’MRP a livello suturale può provocare una restrizione della mobilità delle ossa craniche con possibile modificazione dello sviluppo osteogenetico inteso come alterazione asimmetrica della mandibola in rapporto al mascellare. Sempre per l’intima connessione della dura madre con forami cranici, possono avvenire sia delle alterazioni distorsive che venoso-linfatiche a livello dei nervi cranici.
ATM E POSTURA
L’articolazione temporo-mandibolare (ATM) da tempo è al centro di discussioni sul suo coinvolgimento nelle modificazioni posturali e questa conoscenza empirica sta diventando sempre più scientifica.
I risultati però sono evidenti e non fanno altro che andare a confermare ancora di più il concetto di unità e globalità del corpo, il quale è anche base del concetto osteopatico.

Rapporti tra occlusione e postura
L’articolazione temporo-mandibolare è un’articolazione doppia che si stabilisce tra i due condili della mandibola e le fosse mandibolari e tra i quali è interposto un disco articolare denso fibrocartilagineo. Quest’ultimo è molto importante in quanto permette complessi movimenti offrendo all’articolazione una forza e una mobilità incredibile. Basti pensare che l’ATM viene utilizzata tra le 1500 e 2000 volte al giorno ed è impiegata durante la masticazione, deglutizione, fonazione, respirazione. Una disfunzione dell’ATM può provocare adattamenti di alcune parti del corpo, soprattutto a livello del rachide cervicale e dorsale alto, modificando la struttura sotto stress e provocando al paziente dolore e sconforto.
Il paziente affetto da disordine temporo-mandibolare può riferire: dolorabilità articolare e muscolare, click mandibolari, restrizione o limitazione di movimento mandibolare e difficoltà ad aprire la bocca. Questi sono gli indici clinici principali ma possono essere associati con altre condizioni che coinvolgono la regione della testa e del collo come emicrania, dolore cervicale o dorsale alto, acufeni, vertigini, ipoacusia e otiti.
La sintomatologia delle disfunzioni dell’ATM è però percentualmente più spesso caratterizzata da alterazioni muscolari (contratture); meno frequentemente vi è un’alterazione articolare spesso secondaria a problematiche neuromuscolari.
ITER OSTEOPATICO
Dopo aver valutato il paziente si procede alla valutazione e al trattamento delle strutture direttamente collegate: la cervicale alta e soprattutto la cerniera OAE (occipito-atlanto-epistrofeo) e le ossa craniche connesse con la mandibola.
Una volta appurata la ragione del dolore/squilibrio posturale/ click mandibolare ecc si può andare ad agire con sicurezza con un approccio multidisciplinare sulla causa del problema risolvendolo.
Di seguito vari approcci di valutazione delle ossa craniche:

Osso mascellare

Osso occipitale e parietale

Osso temporale
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